Il nano superdotato.

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Il nano superdotato.

Il campetto di calcio si trovava vicino alla mia casa, e quel giorno decisi di portare mio figlio di sei anni alla sua prima esperienza con il calcio, dato che aveva dimostrato un grande interesse per questo sport. Parlando con il responsabile del centro, lo inserimmo in squadra dopo un breve provino e lo fecero giocare subito una partita con altri ragazzi della sua età. Durante il gioco, notai un ragazzo un po’ strano tra i tanti giovani, nonostante avesse la stessa altezza degli altri, aveva una corporatura molto robusta come quella degli adulti. Decisi di osservarlo da vicino e scoprii che si trattava di un nano di ventotto anni, il figlio dell’allenatore, che spesso giocava con i ragazzi per evitare di rimanere da solo e di essere discriminato. Non avevo nulla contro i nani, ma la differenza di età poteva essere un fattore determinante. Parlando con una signora, mi rassicurò dicendomi che il nano aveva la mentalità di un bambino e che non era pericoloso per gli altri. Nel corso dei giorni successivi, mio figlio si integrò bene con il gruppo e con il nano, chiamato Bruno, per cui mi tranquillizzai definitivamente dimostrando umana comprensione. Con il passare del tempo, iniziai a parlare spesso con Bruno e notai che parlava davvero come un bambino, nonostante avesse la barba e i peli sul petto e sulle gambe corte corte. Incuriosita, mi chiesi come fosse messo sotto e se avesse una normale attività sessuale, pensieri che credo abbiano tutti ma che non feci mai una questione da verificare, solo semplice curiosità, niente di più. Un giorno, senza prenderlo in considerazione, mi trovai a stretto contatto con Bruno per puro caso. Non vidi i ragazzi giocare nel campetto, mio figlio era uscito prima da casa, e mi preoccupai. Andai negli spogliatoi per vedere se ci fossero e trovai solo il nano nudo che si masturbava. Era seduto su una panca e si stava strofinando il pene duro con gli occhi chiusi, senza accorgersi della mia presenza. Rimasi sbigottita ma non intimorita e gli chiesi dove fossero gli altri. Lui, sorpreso dalla mia presenza, mi guardò terrorizzato, si alzò la tuta, scese dalla panca e scappò via come un fulmine. Andai all’ufficio, dove la segretaria mi tranquillizzò dicendomi che stavano facendo una corsetta nei campi con l’allenatore, compreso mio figlio.

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Mi dissi che non avrei più cercato il nanetto, non avrebbe mai più toccato il mio pensiero. Ma quella notte, non riuscii a dormire pensando a lui e al suo membro, che nonostante la sua statura, sembrava di un uomo, bello grosso ma corto come il suo fisico. Nei giorni successivi, lo notai evitare il mio sguardo, e sebbene io facessi finta di nulla, quando gli parlavo, lui rispondeva a singhiozzo, ed era questo che mi incuriosiva. Non nego che un incontro molto ravvicinato con il nano non mi sarebbe dispiaciuto, ma visto che non dava soddisfazione, decisi di lasciar perdere. Tuttavia, un pomeriggio, mentre vestivo mio figlio negli spogliatoi, sentii una manina sotto la gonna che mi tastò il sedere. Mi girai e vidi il nanetto, che mi sorrise e scappò via senza darmi il tempo di dargli una sberla. Sembrava un bambino, ma la sua mentalità era sicuramente da adulto, e questo mi confondeva. Non potevo fare altro che stuzzicarlo e vedere fino a che punto potevo spingermi con lui. Il caso volle che un mattino, mentre andavo al supermercato con l’auto, lo vidi camminare sul marciapiede della strada. Mi accostai e lo chiamai, si avvicinò e mi salutò. Gli chiesi dove stesse andando e lui rispose a zonzo, senza meta. Gli offrii un passaggio e così mi ritrovai con lui in macchina. Era così piccolo che non riusciva neanche a poggiare i piedi sul tappetino, e mi guardava con un sorriso soddisfatto di stare lì con me. Decisi di forzare la situazione e cominciai a stuzzicarlo, chiedendogli se aveva una fidanzata. Mi disse che si vedeva con una ragazza nana, come lui, ma che non gli piaceva. Chiesi a lui a chi piacesse e lui non rispose. Chiesi ancora: “Ti piace il mio sedere?” visto che mi aveva appena toccato furtivamente. Non rispose, ma mi guardò in modo strano, come se fossi io la donna che desiderava. Gli chiesi se voleva venire con me e lui rispose di sì, senza chiedermi dove. La frenesia erotica mi montava nella testa e il pensiero di scoparmelo mi toglieva il respiro. Non girai per il supermercato, ma presi la strada per la collina. Il nanetto scodinzolava le gambine sul sediolino, felice come un cagnolino. Poi sterzai in una stradina sterrata e giungemmo a un casale abbandonato e diroccato. Parcheggiai a fianco di una siepe alta, in modo che se veniva qualcuno lo potessi vedere. Fermi in auto, gli chiesi se aveva mai fatto l’amore con la sua fidanzata nana.

Mi alzai in piedi e lo presi per mano, lo portai dentro al casale abbandonato, era buio e polveroso, ma poco importava, mi fermai in mezzo alla stanza e gli chiesi: “ti piacerebbe scoparmi?” Lui mi guardò con gli occhi spalancati, poi annuì con la testa, timido ma eccitato. Lo spogliai, lasciando il nanetto completamente nudo di fronte a me. Era davvero piccolo e delicato, ma aveva un cazzo sorprendentemente grande per la sua statura, mi chiesi come potesse essere possibile. Lo presi per mano e lo portai su un vecchio materasso, sul pavimento. Gli dissi di sdraiarsi, poi cominciai a toccargli il cazzo, strofinandolo delicatamente, fino a farlo diventare ancora più duro. Mi spogliai anch’io, mostrandogli il mio corpo nudo e formoso. Gli dissi di avvicinarsi, poi gli presi il cazzo in mano e cominciai a succhiarlo con passione. Lo sentivo ansimare e gemere di piacere, e questo mi eccitava ancora di più. Poi mi misi sopra di lui, prendendo il suo cazzo duro e infilandolo dentro la mia fica bagnata e vogliosa. Iniziò a penetrarmi con forza, con il suo piccolo cazzo che faceva miracoli dentro di me. Gli ordinai di sborrarmi dentro, di riempirmi di sperma caldo e cremoso. E così fece, venendo dentro di me con un gemito di estasi. Ci stendemmo sul materasso, avvinghiati l’uno all’altra, a godere del momento. Era stata un’esperienza incredibile, che avrei voluto ripetere ancora e ancora.

Dopo essermi ripresa dall’orgasmo, mi sentii ancora vogliosa e decisi di prendere il controllo della situazione. Lo feci alzare in piedi, gli sfilai la tuta e lo misi seduto sul sedile del passeggero. Poi mi inginocchiai davanti a lui e presi in mano il suo grosso cazzo. Era incredibilmente duro e io lo leccai dal basso verso l’alto, sentendo il sapore del suo glande nella mia bocca. Bruno emise dei gemiti soffocati, spingendomi a continuare con ancora più entusiasmo. Presi la sua lunghezza in bocca e cominciai a succhiarlo, sentendo il suo respiro accelerare e le sue mani aggrapparsi al sedile. Ad un certo punto, lo guardai dritto negli occhi e gli dissi con voce sensuale: “Voglio che mi scopi, Bruno. Fammelo sentire dentro di me.” Lui mi guardò incredulo, come se non avesse mai immaginato una simile cosa. Ma il desiderio che bruciava dentro di me era troppo forte per essere ignorato. Bruno si alzò in piedi sul sedile, e io allargai le gambe spingendo i fianchi verso di lui. Con un gemito di piacere, lo sentii entrare dentro di me, con il suo grosso cazzo che mi riempiva completamente. Le nostre movenze erano goffe, ma entrambi avevamo voglia di godere. Ci muovevamo lentamente, sperimentando la sensazione di essere uno dentro l’altro. Le mie mani si aggrappavano al suo petto, sentendo la sua pelle ruvida sotto le dita. Mentre lui spingeva dentro di me con sempre maggior forza, io ansimavo, sentendo il piacere che mi invadeva completamente. Finalmente, con un grido di estasi, raggiunsi l’orgasmo ancora una volta. Bruno mi seguì poco dopo, riempiendomi con il suo caldo sperma. Ci sedemmo entrambi sul sedile, esausti ma felici. Guardandoci negli occhi, capimmo che quell’esperienza aveva cambiato tutto. Avremmo dovuto trovare un modo per far funzionare la nostra strana relazione, ma per ora eravamo entrambi soddisfatti.

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