Suor Luisa: l’incontro con l’ex prete mostro. Cap.3

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Suor Luisa: l’incontro con l’ex prete mostro. Cap.3

Suor Luisa: l’incontro con l’ex prete mostro

Appena  rivestiti dopo aver fatto l’amore, ci trovammo incapaci di parlare del nostro futuro. Una giovane suora e un professore, entrambi innamorati l’uno dell’altra, avevano violato regole sacre ed erano stati colti in flagrante da qualcuno che li aveva spiati di nascosto, da dietro una porta, durante un bollente incontro d’amore nell’archivio. 

Iniziammo a parlare interrogandoci, su come qualcuno poteva averci spiati e chi potesse essere questo uomo ignoto.

  • “Sono sicuro che nessuno era dentro, ho controllato ben 2 volte tutta l’area dell’archivio prima che tu arrivassi. Ne sono certo.”
  • “Tuttavia, quando non mi hai vista arrivare alle 18:30, sei uscito e poi siamo rientrati almeno 15 minuti più tardi. In quei minuti potrebbe essere entrato qualcuno e poi si potrebbe essere nascosto mentre salivamo le scale. Non credi?”
  • “In realtà ti ho aspettato fino alle 18:35, se non oltre. Poi, quando sono sceso, con la coda dell’occhio da una strada adiacente mentre tornavo a casa, ti ho intravista e sono tornato immediatamente all’archivio. Credo che se qualcuno è entrato dalla porta, l’ha fatto nei pochi minuti in cui né io né tu eravamo in prossimità dell’edificio, tutto ciò è quindi molto strano.

Ribatté Carlo.

  • “Dobbiamo scoprire chi era, non voglio che ci sia uno scandalo. Non posso permettermi altri scandali.”
  • “Un altro scandalo? Ma di quale altro scandalo parli?

Mi domandò perplesso Carlo.

  • “Questo non è il momento di parlarne. Se non ricordo male, il tuo amico architetto, si è occupato di recente della ristrutturazione dell’archivio. Giusto?
  • Si giusto, Duilio è un caro amico.
  • Allora fagli qualche domanda sull’edificio. Forse lui ci saprà dire qualcosa in più, magari ci sono altre entrate di cui non sappiamo. Vediamoci domani, troveremo una scusa per parlare.”
  • “Va bene, lo farò, ma ora voglio sapere se anche tu mi ami e cosa ne sarà di noi…”
  • “Carlo, non è il momento giusto per affrontare l’argomento. Prima dobbiamo capire cosa sta succedendo.”

Erano già le 21 e mi stavo preparando per tornare al convento con un po’ di timore. Non avevo avvisato nessuno che non sarei stata presente per la cena e forse qualcuno avrebbe potuto domandarsi dove fossi finita. Cosa avrei potuto raccontare? Mentire non mi piaceva. La mia devozione alla chiesa era in grosso pericolo e lo sapevo, ma non volevo disonorare completamente la mia immagine e il ruolo che ricoprivo. Fortunatamente, non incrociai nessuna delle sorelle quando tornai al convento, così mi ritirai nella mia stanza e passai la notte lì.

L’indomani, la routine tra la scuola e le attività del convento riprese come sempre. Io e Carlo eravamo alla ricerca continua di capire chi avesse potuto colpirci in flagranza e se esistesse un secondo accesso all’archivio. Riassumendo, eravamo arrivati alla conclusione che solo tre persone avevano accesso all’archivio: la madre superiore, che aveva le chiavi ma non vi accedeva spesso se non in rari casi; Suor Laura, la responsabile dell’archivio, che dalle nostre indagini era fuori città in quel periodo; e Monsignor Antonio, un prelato molto stimato per la sua erudizione e i suoi studi teologici.

Non sapevamo molto di quest’ultimo, ma sapevamo con certezza che anche lui accedeva all’archivio molto raramente. Ribadii a Carlo la necessità di parlare con il suo amico architetto, che si era occupato della ristrutturazione dell’archivio, per vedere se era possibile scoprire di più. Lui mi disse che aveva già fissato un appuntamento per la sera stessa presso il suo ufficio. Così ci salutammo, dandoci appuntamento per il giorno dopo.

Tutti i nostri programmi, il nostro amore, la nostra passione e le decisioni sul nostro futuro, sembravano messi in sospeso in quel momento.

Quella sera, mentre ero a mangiare con le altre sorelle, di un tratto vedo in un angolo della mensa Sorella Diana. Sorella Diana, è un’anziana suora  di circa 70 anni che da tempo ha fatto il voto di silenzio. La donna, mi fa cenno di seguirla, così discretamente mi alzo e le vado dietro fin quando non raggiungiamo un corridoio isolato, dove lei mi porge una lettera. Io la fisso cercando di capire qualcosa di più, ma lei discosta subito lo sguardo e se ne va. Il mio sospetto  è che quella lettera abbia qualcosa a che fare con ciò che era successo in archivio il giorno prima.

Vado poi in camera, dove leggo la lettera.

“Carissima Suor Luisa,

Mi rivolgo a te con rispetto e preoccupazione, poiché ho appreso informazioni che potrebbero mettere in pericolo la tua reputazione e la tua tranquillità.

Ho saputo del tuo passato da ragazzina sciagurata, di come hai avuto rapporti sessuali con quattro uomini quando avevi vent’anni. Sono informazioni riservate che potrebbero destare scandalo e causare danni alla tua immagine.

Ma non è tutto. Ho anche saputo di un altro episodio, ancora più delicato e rischioso per la tua posizione all’interno della Chiesa. Ho saputo che hai fatto l’amore con un professore nell’archivio. Questa è una situazione molto grave e compromettente, che potrebbe causare seri problemi se venisse diffusa.

Ti scrivo questa lettera non per giudicarti o per condannarti, ma per dirti che ho informazioni su di te che potrebbero essere molto dannose se rivelate. Non voglio farti del male, Suor Luisa, ma devo dirti che è necessario fare qualcosa per evitare che queste informazioni vengano divulgate e possano causare danni irreparabili alla tua reputazione e alla tua vita religiosa.

D’altronde capisco che una donna giovane e bella come te, possa essere tentata in molti modi, ma sono certo che potremmo trovare una soluzione per far si che nessuno sappia delle situazioni che ti ho descritto prima.

Vieni domani alle 17:30 in archivio e vieni sola. E’ importante che tu sappia che se non verrai sola, la porta non ti sarà aperta e non potrai quindi risolvere il tuo problema.

Con affetto e rispetto,

il tuo amico Enzo.”

Dopo aver letto quella lettera tutta d’un fiato, iniziai a sospirare forte e mi stava venendo un attacco di panico. Avrei tanto voluto sentire Carlo, ma non possedevo un cellulare e quindi avrei dovuto aspettare fino al mattino seguente per avvertirlo della lettera.

Il giorno dopo, alla ricreazione del mattino a scuola, riuscii a parlare velocemente con Carlo della lettera e lui mi disse  invece che aveva delle importanti novità da comunicarmi, così fissammo per incontrarci alle 14:00 nella biblioteca comunale di Palermo.

Una volta lì, trovammo un angolo tranquillo in una sala per parlare tranquillamente. Gli diedi la lettera e Carlo la lesse rapidamente, poi esclamò: “Ma che cavolo sta succedendo?”

Quindi, mi disse le informazioni che aveva ottenuto dal suo amico architetto. Quest’ultimo, dopo aver esaminato le piante dell’archivio, rilevò che non esistevano altre entrate, ma c’era un piccolo appartamento adiacente all’archivio, che apparteneva sempre alla chiesa e che aveva un’entrata separata situata proprio accanto al portone dell’archivio.

L’architetto controllò nei registri catastali se l’appartamento fosse occupato da qualcuno e scoprii che era stato concesso in comodato d’uso a un uomo di 53 anni di nome Vincenzo Greco.

  • “E’ lui”, dissi io.
  • “Perché dici che è lui?” replicò Carlo
  • Hai visto la firma nella lettera? Si è firmato Enzo, che è il diminutivo di Vincenzo. Che sia solo una casualità?
  • Se è lui, adesso dobbiamo scoprire come ha fatto arrivare all’archivio e le soluzioni sono solo due o c’è un passaggio segreto che dall’archivio porta al suo appartamento o semplicemente anche lui ha le chiavi.
  • ” Si, queste sono le sole possibilità , oggi cercherò di scoprirlo”.
  • ” Ma perché pensi di andare davvero?” Mi replicò con voce preoccupata Carlo.
  • “Si, non credo di avere molta scelta e tra poco sarà l’ora di andare.”
  • “Devo venire con te”.
  • No, hai letto quello che è scritto nella lettera, se tu verrai lui non aprirà. Devo andare sola”
  • Maledizione! Devi almeno comprarti un cellulare con una scheda. Andiamo adesso al negozio qui vicino e facciamo tutto. Ancora abbiamo tempo.
  • Si, hai ragione, mi serve un telefonino per le urgenze. Cercherò di usarlo con discrezione.

Ci recammo al negozio e acquistammo un telefono semplice a basso costo, poi Carlo attivò una nuova scheda a suo nome. Non usavo un telefono da molti anni, quindi impiegai circa 15 minuti per capire bene come funzionava.

Stabilimmo una procedura di emergenza: se avessi avuto bisogno di Carlo, avrei dovuto chiamarlo con un solo squillo e lui sarebbe entrato nell’archivio. Nel frattempo sarebbe rimasto in disparte nelle vicinanze.

Così alle 17:30 mi ritrovai di fronte a quel portone, questa volta non spinta dall’istinto della passione, ma con il cuore in gola e angosciata per fare quel nuovo incontro, che si prefigurava essere tutto tranne che gradevole. Suonai il campanello e la porta si aprì immediatamente. Con trepidazione e affanno, salii quei gradini e aprii il secondo portone, ma non trovai nessuno ad accogliermi.

Appena entrata nel corridoio sentii una voce.

  • “Chiudi la porta”.

La chiusi come mi fu ordinato.

  • “Adesso raggiungimi qui.”

Attraversai quasi tutto il lungo corridoio fino ad arrivare nell’atrio dove c’era la sala d’attesa e il divanetto che poco prima era stato il luogo dove io e Carlo avevamo fatto l’amore.

Sul divano trovai seduto comodamente un individuo di circa 55 anni, in panciolle, con un fisico imponente e massiccio. Il suo peso poteva aggirarsi intorno ai 120-130 kg e la sua altezza doveva essere di almeno un metro ottantacinque, se non di più. Il suo corpo era robusto e voluminoso, con un’abbondante pancione che risaltava ancor di più da seduto

Il suo aspetto era severo e spaventoso, quasi da mostro. La testa era voluminosa e completamente glabra, tranne per qualche ciuffo di capelli bianchi che spuntavano ai lati. Il viso era largo e simmetrico, con zigomi pronunciati e una mascella forte e squadrata. Gli occhi erano piccoli e penetranti, con uno sguardo deciso e autoritario che metteva a disagio chi lo fissava.

Indossava abiti sobri e scuri, che accentuavano la sua imponente stazza. La sua postura era sempre eretta e rigida, come se volesse apparire ancora più grande e intimidatorio.

Nella semi-oscurità della stanza, illuminata soltanto dalla flebile luce di un neon che emetteva un bagliore distorto e intermittente, la sua presenza risultava estremamente inquietante e mi provocava una sensazione di agonia.

Con voce tremante, fui io a fare la prima mossa:

  • “Vincenzo Greco?”

Dissi per vedere la sua reazione.

  • Come sai il mio cognome?

Mi rispose lui con una voce da un timbro profondo e intenso.

Poi senza neanche darmi il tempo di rispondere, iniziò a parlare.

  • D’altronde, in questo mondo di suore e preti, non sorprende che nessuno sappia nulla dell’altro ma tutti sanno sempre tutto di tutti. Suor Luisa, non mi sorprende che tu conosca il mio cognome, così come io so tutto di te: la giovane ragazzina di Aprilia che, una notte, ha tenuto testa a quattro uomini, ha goduto delle gioie, della libidine e del sesso di gruppo, poi è giunta su Internet per disperarsi e, infine, è arrivata qui a Palermo dove è diventata suora. Suor Luisa, come si può pensare che una donna così bella che ha già provato in modo così intenso l’estasi del piacere possa rispettare il suo voto di castità? E così, ti sei fatta ammaliare da quel bel professore e hai assaporato nuovamente i piaceri del sesso sotto la scusa dell’amore. Sono certo, Suor Luisa, che non sei veramente innamorata di quell’illuso di Carlo, ma che lo stai usando solo per riconciliarti con la tua natura più intima. La natura di una donna nella quale scorre l’impeto della passione e del piacere, e credimi, chi ha questo fuoco dentro non può spegnerlo neanche con l’aiuto di Dio.

Restai tramortita da quelle parole, come un pugile che sta subendo un attacco decisivo dal suo avversario e sta per essere steso sul ring. Rimasi assorta per qualche istante, non riuscendo a proferire parole. Ero stupita da come quell’uomo conoscesse bene la mia storia, ma ancor di più lo fui per come sembrava capire i miei stati d’animo. Dopo quegli attimi di panico, trovai la forza di ribattere:

  • Tu chi sei? Come fai a conoscere così bene la mia storia? Sei forse un prete?

Lui scoppiò in una grossa risata, e quindi mi rispose:

  • Beh, diciamo che anch’io sono stato prete, ma come te, non sono adatto a questa vita. La castità non fa per me e non riesco a contenere le mie pulsioni come fanno molti altri. I miei desideri e le mie passioni sono troppo forti e non mi sono mai limitato. Infatti, Luisa, come te, sento la bramosia del sesso e della perversione, l’estasi del piacere che mi pulsa dentro e non ho mai potuto reprimere tutto questo. Così, dopo vent’anni di sacerdozio, nei quali ho continuamente violato il mio voto, ho commesso le peggiori depravazioni che un uomo, figuriamoci quindi un prete, possa immaginare. Alla fine, tutte le mie storie scandalose sono state scoperte e i giornali mi hanno definito “il prete mostro”, citando tutti i miei vari scandali sessuali. Quindi ho avuto la peggiore delle punizioni per un prete: la scomunica. Ma dopo tutti questi anni di perversioni e peccati, nei quali ho avuto più di una volta anche dei complici e dei compagni di giochi, la Chiesa mi ha rivelato molti segreti. Devi sapere che nella Chiesa tra suore e preti, non è raro scoprire situazioni in cui il voto di castità non viene rispettato. Così, vedi quell’appartamento proprio qui di fianco, è la mia casa, è stato un regalo del Monsignore responsabile di questo archivio, che ha pagato così, il mio silenzio. Quella lettera che Suor Diana ti ha consegnato era un altro favore che la sorella mi doveva e forse adesso puoi anche intuire le motivazioni del suo voto di silenzio. Nella Chiesa, ci sono tanti altri che mi devono favori per il mio silenzio. Non ci vuole molto, sai, basta avere le giuste amicizie e essere un abile osservatore, perché nel nostro mondo, come ti ho già detto, nessuno vede ma tutti sanno. Riguardo a te, Suor Luisa, pensi sia opportuno creare un nuovo scandalo? Cosa direbbero i giornali se sapessero che un’ex ragazzina ninfomane è diventata suora? Ci sarebbero titoli come “La ninfomane che diventa suora” o “Nuovo scandalo della suora: dalla redenzione al sesso in convento con il professore”. Sarebbe inquietante per te, non credi? Un altro scandalo nella tua vita ti distruggerebbe questa volta.

Ancora una volta. quell’uomo mi stava descrivendo tutti i miei timori, riguardo a quello che sarebbe potuto succedere se qualcuno avesse conosciuto la mia storia. Avevo il cuore in gola, volevo piangere e scappare, ma sapevo che dovevo lottare con tutta me stessa.

  • “Qual è il tuo prezzo?”

Gli domandai con il cuore in gola.

Poi, improvvisamente, Enzo si alzò in piedi dal divanetto. Lo scricchiolio del piccolo divano sotto il suo peso fu quasi assordante, e il suono sembrò riempire l’intera stanza. Tutt’intorno sembrò regnare un silenzio inquietante, mentre l’uomo si alzava lentamente, con un’espressione austera e intimidatoria sul volto. Guardandomi dritta negli occhi si tolse i pantaloni rimanendo con dei grossi mutandoni bianchi addosso, quindi si abbassò anche quelli ed alla mia vista apparse il suo pene, che era davvero enorme. Non avevo mai visto un pene così, pur non essendo dritto aveva le dimensioni di un piccolo zucchino e mi colpì anche l’ampiezza della circonferenza che era devastante. Dal tavolinetto affianco al divano, l’uomo prese una bottiglietta d’acqua e poi ingoiò una pasticca color blu.

  • Vedi Suor Luisa, perché per me è stato difficile rispettare la castità, ognuno di noi a un dono che ci rende sensibili al piacere, io con questo attrezzo che mi ritrovo tra le gambe e tu con la tua bellezza ed il tuo sguardo profondo. Non sono più giovanissimo, ma mi basta prendere mezza pasticca di viagra che il mio cazzo diventa duro e resistente come quando ero giovane e quando ho finito di godere una prima volta, me ne basta un’altra metà per godere ancora. Il tuo pagamento sarà soddisfarmi a dovere e darmi un piacere intenso come ormai non provo da tempo. Vedi Suor Luisa, il fatto è che quando si diventa maturi e con alle spalle tanta esperienza, diventa sempre più difficile trovare il piacere, e non parlo del piacere di un orgasmo in sé, ma di una sensazione più profonda, che ti coinvolge fino ad appagarti del tutto. Se sarai brava stasera, se saprai portarmi all’estremo del piacere più profondo, ti do la mia parola, che non farò come ho fatto con il Monsignore, che ancora oggi mi paga con vari favori il mio silenzio, ma ti assicuro che nessuno saprà niente di te. Sappi però, che io mi appagherò solo vedendo e sentendo anche il tuo piacere e che dovrai obbedire diligentemente ai miei ordini.

Mi trovavo completamente disorientata dalle sue parole e dalla situazione, non sapevo come rispondere ma poi di un tratto, il mio telefonino squillò.

La storia di Suor Luisa continua nel prossimo capitolo..

Leggi il capito precedente.

Leggi il capito seguente.

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