scopata sul treno dopo un concerto

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scopata sul treno dopo un concerto

Era il lontano 1995 se non ricordo male. All’epoca ero una giovane e trasgressiva ragazza appena diplomata alla ricerca della propria dimensione. Se mi volto indietro e penso a quante “bischerate”, ho fatto  stento quasi a riconoscermi. Oggi infatti sono una moglie e mamma di 2 figli, dedita giorno e notte alla famiglia.  Mi ritengo felice della mia vita attuale, seppur non nego che ogni tanto mi manca la Monica trasgressiva e pazza della mia giovinezza.

C’era il concerto di un allora giovanissimo Ligabue a Pistoia e con un’amica, come me appassionata del Liga, decidiamo di andarci. Prendiamo il treno del pomeriggio da Firenze a Pistoia e dopo circa trenta minuti siamo già arrivate. Seppur siano ancora le 17 di pomeriggio ci rechiamo nell’area dove si terrà il concerto.

E’ estate, fa un grande caldo ed è una buona occasione per una tipa come me, per mettersi in mostra. Ho indosso dei jeans strappati, di quelli che andavano all’epoca, con un evidente spacco in prossimità del mio sedere, una magliettina bianca trasparente a maniche corte,che indossavo senza reggiseno, La maglietta è talmente aderente, che i miei capezzoli prendono forma e sono praticamente visibili. Inutile dire che tutto questo lo feci per il piacere di essere guardata , con la consapevolezza che qualcuno forse si sarebbe eccitato.   Fisicamente avevo un bell’aspetto al tempo, viso delicato, occhi leggermente a mandorla color marrone, altezza di circa 168 cm per un peso di 54 kg,un culetto formosetto ma non troppo e seno terza misura.

Dopo poco che arrivammo nell’aria del concerto, conoscemmo tre ragazzi molto simpatici e con uno dei tre, da subito iniziammo a scherzare e far battute. Fumammo delle canne assieme e ci bevemmo della birra. All’inizio del concerto ero già sballata ed emozionata. Urlai, scatenandomi, durante tutto il concerto. Nel mentre che Ligabue stava cantando una delle sue canzoni più famose,  nella calca del concerto sentii sul mio sedere un gonfiore, e mi resi conto che era Marco, il ragazzo simpatico ed anche carino a dire il vero, con il quale avevo fumato e scambiato battute prima. La massa di gente accalcata era tanta, che nessuno si accorte di niente e per quanto mi riguardò quelle attenzioni mi fecero altro che piacere.

Finito il concerto i tre ragazzi,  che come noi erano arrivati in treno, ci accompagnarono alla stazione per prendere anch’essi il treno verso Firenze. Erano le 2 del mattino, ma il primo treno sarebbe partito solo alle 4:30.

Fumammo ancora degli spinelli tutti assieme e passammo il tempo e ridendo e scherzando. Marco ormai era fisso attaccato a me , mentre la mia amica sta flirtando ma senza esagerare con gli altri due ragazzi.

Arrivato il treno, Marco mi dice: – Vieni con me.  Io lo seguì facendo un cenno di intesa alla mia amica, che comprese la situazione. Andammo in uno scompartimento vuoto e ci sedemmo. Appena seduti, con grande disinvoltura sorprendendo anche  lo stesso Marco, lo baciai appassionatamente e nel contempo appoggia la mia mano sul suo pacco. Dopo una breve pomiciata, gli tirai fuori il cazzo ed iniziai a segarlo per poi mettermelo in bocca. Marco sospirava profondamente e mi accarezzava i capelli mentre io  con dedizione ero dedita a succhiargli il cazzo e leccargli bene la cappella. Con delle amiche, parlavamo spesso di come far godere un uomo e leccare bene la cappella all’altezza dell’attaccatura era a dir di tutte una cosa che più piaceva agli uomini. La teoria era confermata, infatti tutte le volte che iniziavo a leccargli la cappella lui ansimava con maggiore intensità.

Arrivammo alla stazione di Prato, ed alcune persone salirono, ma noi eccitati e anche un po’ sballati non ci curammo di loro.  I due tizi sulla quarantina, si sedettero all’altra estremità del vagone.

Mentre succhiavo il cazzo di Marco, mi sentì pian piano bagnare e sempre prendendo l’iniziativa gli salì sopra e lo cavalcai. Avendo girato la testa che sporgeva ora sopra la poltrona riuscivo adesso a vedere  i due  tipi in fondo al vagone. Li guardai per un attimo e vidi le loro facce ammutolite ed eccitate che mi guardavano a loro volta. Mi disinteressai a loro anche se la sensazione di essere guardata mentre trasgredivo mi piaceva. Ero sopra Marco e gli mesi una tetta in bocca per farmela succhiare, lui l’assapora la mordicchia e mi lecca il capezzolo divinamente e nel mentre mi tasta il sedere con entrambe le mani. Acceleriamo entrami i nostri movimenti finché mi bagno ancor di più fino a raggiungere l’orgasmo al quale gemo. Marco esce dalla mia figa e sborra a sua volta. Voglio lasciargli un ricordo indimenticabile di quel giorno e quindi mi inginocchio a terra e lo ripulisco della sborra che ha su tutto il cazzo, sulla cappella e sulla pancia, leccando tutto e poi ingoiando.

Arriviamo a Firenze, ci rivestiamo velocemente, ci salutiamo con poche parole ed ognuno di noi riprende le proprie strade. Non ci saremmo mai più visti. Oggi che sono una mamma perbene, una donna adulta e seria, devo dire che ogni tanto ripenso a quell’episodio e mi dico che sarebbe bello ripetere una cosa del genere.

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