Lucy – La vecchia guardia (prima parte)

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Lucy – La vecchia guardia (prima parte)

La vecchia guardia – Prima parte

Se c’è una cosa che mi manda in bestia è il mancato rispetto degli appuntamenti. Nella vita comune, ma soprattutto in quella lavorativa, non sopporto quando corri, ti sbatti per essere puntuale ad un appuntamento e poi scopri che la persona che dovevi incontrare non c’è, senza ovviamente che si sia preso la briga di avvisare, anche solo di trovare una scusa, il traffico, l’inondazione, il terremoto, le cavallette…
Fatto sta che gli incaricati della ditta che dovevo incontrare per un preventivo non si vedevano da nessuna parte e l’ora dell’appuntamento era già passata almeno da trenta minuti.
Stavo per andarmene, quando il telefono suona.
Candido e innocente come un neonato, il titolare mi racconta che per un problema di accavallamento di impegni di cui incolpa la segretaria, non potrà essere sul posto almeno prima di un’oretta e mezza.
Ma figurati, tanto io non ho nulla da fare che aspettare i cialtroni, ti pare?
E perciò, smadonnando tra me, vado al bar a prendere un caffè. Mentre sorseggio l’espresso, vedo attraverso la vetrina, dall’altra parte della strada, l’ingresso di uno dei pochi cinema a luci rosse rimasti in città.
“Tanto il tempo lo devi passare in qualche modo, no?” dico a me stesso mentre pago il caffè, esco, e attraverso la strada dirigendomi verso il cinema.
Superata la tenda, la scena è quella già vista mille volte. La stanza buia, illuminata soltanto dallo schermo sul quale scorrono le immagini di corpi intrecciati in evoluzioni erotiche di ogni tipo.
Le poltroncine per lo più vuote, qua e là poche persone impegnate in maneggi solitari.
Mi siedo in una poltroncina d’angolo e dopo un po’ libero anch’io il mio arnese, che inizia a rispondere al messaggio delle immagini che passano sul grande schermo.
Accarezzo il mio arnese ammirando una fantastica modella alle prese con tre cazzi di taglia superiore alla media e, come sempre, mi calo in quello sdoppiamento di personalità. Sono uno dei maschi, che sfonda con impeto tutti i buchi di quella splendida donna. Ma allo stesso tempo sono la protagonista, che succhia quei bastoni nodosi, che li accoglie nei suoi buchi bagnati e vogliosi.
Con l’immaginazione infilo il mio uccello in quel culetto vellutato, e allo stesso tempo sogno di essere lei, che si apre le natiche per essere inculata più a fondo.
Quasi non mi accorgo del movimento alle mie spalle, fino a che vedo chiaramente, dietro allo schienale accanto al mio, le gambe di un uomo dalla cui patta esce un membro maschile. Un sesso appoggiato allo schienale, silenziosamente offerto al mio sguardo e, magari alle mie attenzioni.
Mi volto, e vedo un uomo di una certa età, distinto ed elegante.
Continuando a guardarlo, con la mano abbasso il sedile della poltroncina accanto alla mia: lui capisce subito l’invito, e in un attimo viene a sedersi di fianco a me, senza peraltro rimettere a posto il suo arnese.
Infatti, come da copione, in pochi minuti passiamo alla masturbazione reciproca, accarezzando i nostri uccelli semirigidi; più grosso il mio, più sottile e lungo il suo.
Il contatto con quel membro mi piace, sento chiaramente la sua pelle liscia e vellutata, indice di cura e pulizia di quel mio compagno occasionale, e anche lui deve essere piacevolmente sorpreso dalla mia dotazione, giacchè dopo un po’ di quelle carezze, mi invita a seguirlo nei bagni del cinema.
In quello spazio angusto si sfila la giacca e la appende alla maniglia della porta, così da oscurare anche lo spioncino ad eventuali guardoni, e riprendiamo i giochi.
Inaspettatamente, è lui ad abbassarsi piegandosi sulle gambe e a prendere in bocca il mio sesso: lo bacia, lo succhia portandomi presto ad un livello notevole di eccitazione; ad eccitarsi però è anche lui, visto che il suo membro diventa presto duro e dritto come un fuso.
Dopo un po’, infatti, smette di succhiare e mi invita a rendergli il favore, cosa che faccio molto volentieri.
Anche se non indosso i panni di Lucy, infatti, mi piace sempre il contatto con un bel cazzo, duro, lungo e pulito.
Glielo succhio devotamente, provando ad infilarmelo a fondo in gola per poi lasciarlo uscire con lunghi filamenti di bava e liquidi prespermatici e ingoiarlo di nuovo.
Lo lascio scoparmi la bocca per qualche minuto, fino a quando mi dice: “alzati”.
So cosa vuole, e anche io vorrei ricevere quel randello nel mio buchino. Ma è il posto che non mi piace. Quel cubicolo sporco e maleodorante, in un certo senso, mi inibisce.
Gli spiego il mio problema e lui, da vero gentiluomo, non insiste, limitandosi ad appoggiare il suo sesso rigido nel solco tra le mie mezzelune.
“Che culo stupendo che hai… sembra quello di una donna!” mi sussurra all’orecchio, mentre fa scorrere avanti e indietro il suo arnese tra le mie chiappe vellutate.
“Non sembra… è quello di una donna… lo sai che io in realtà amo diventare una donna cazzuta quando gioco coi miei amanti?” gli confesso voltando il capo verso di lui.
“Davvero? Sei proprio una bella puttanella allora…” mi dice, mentre piega l’uccello verso il basso e inizia a farlo scorrere contro il mio buchetto, sotto i miei testicoli, e costringendomi ad uno sforzo di volontà per non cedere alla voglia di essere inculata lì, in quel gabinetto, di essere sfondata come la peggiore delle troie.
Fortunatamente, o purtroppo, la sua eccitazione giunge al punto di non ritorno, e il mio amante fa appena in tempo ad allontanarsi da me per non sborrare sui miei pantaloni abbassati ma nella turca del gabinetto. Guardo affascinata e quasi delusa quel nerbo di carne che, sollecitato dalla mano dell’uomo, erutta schizzi bollenti che vorrei ricevere nelle mie budella o nella mia bocca.
“E tu? Non vuoi venire?” mi chiede, e gli rispondo che preferisco godermi ancora un po’ di film; torniamo a sederci in sala, su due poltroncine contigue.
Guardiamo il film, commentando le prestazioni erotiche degli attori, fino a che lui mi chiede: “Ma davvero tu… cioè… tu ti travesti?”
Gli racconto di Lucy, delle mie avventure en femme, e noto che la cosa lo intriga molto, tanto che è lui a chiedermi, dopo un po’, se mi piacerebbe incontrarci di nuovo, questa volta con me nei panni del mio alter ego femminile.
Precisa che potremmo vederci da lui, che abita a non molta distanza da quel cinema, e il suo aspetto signorile e i modi educati mi convincono a dirgli di sì, anche quando mi chiede di scambiarci i numeri di telefono.
“Spero che riusciamo ad incontrarci presto… hai un culo stupendo, bello come quello di una ragazza” mi dice, e io ringrazio il buio del cinema che gli impedisce di vedere come io (o Lucy) avvampi in viso per quel complimento.
Passano alcuni giorni, e onestamente non sto più pensando a quel distinto signore del cinema, caduto nel dimenticatoio come i milioni di messaggi inviati e ricevuti sui siti di incontri piccanti, quando il trillo del telefono mi segnala che mi è arrivato un sms.
“Ciao Lucy, sono Ennio, ti ricordi di me? Ti piacerebbe vederci per un caffè?”

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